Cara e caro docente, l’8 e il 9 giugno tutte e tutti i maggiorenni aventi diritto potranno votare il #ReferendumCittadinanza per cambiare una legge ingiusta e inadeguata all’Italia di oggi.
Abbiamo preparato alcuni spunti per voi perché possiate discuterne nelle classi e invitare le vostre studentesse e i vostri studenti a parlarne in famiglia. Il voto è un diritto e un dovere, ed è per questo fondamentale che si sviluppi il giusto dibattito sulle proposte referendarie.

Educare al voto significa educare alla democrazia
In questo momento, in cui il dibattito sulla cittadinanza è attraversato da tensioni, disinformazione e silenzio mediatico, è fondamentale portare questi temi tra i banchi con strumenti chiari, fonti attendibili e uno spazio aperto per il confronto. Il referendum può diventare lo spunto per riflettere sul significato di diritti, appartenenza, uguaglianza e responsabilità collettiva.
È un’occasione per parlare di cosa significhi essere cittadine e cittadini oggi, e perché sia fondamentale esercitare il proprio diritto di voto per far sentire la propria voce, anche fosse per dire ‘no’.
Cosa prevede il referendum?
Il referendum sulla cittadinanza propone la modifica dell’articolo 9 della legge n. 91/1992, riducendo da 10 a 5 anni il requisito di residenza legale e ininterrotta in Italia per poter presentare domanda di cittadinanza per naturalizzazione. Nei fatti, però, il percorso è molto più lungo dei soli 10 anni oggi previsti dalla legge. Se si sommano il tempo necessario per maturare i requisiti (ad esempio, maturare il reddito richiesto) e i lunghi tempi di attesa per la valutazione della domanda da parte della pubblica amministrazione, si arriva facilmente ad almeno 15 anni prima di ottenere la cittadinanza. Questa proposta intende quindi rendere il sistema più equo e realistico, senza stravolgere i criteri già previsti dalla normativa. Ed è solo uno di tanti tentativi che si sono susseguiti negli ultimi decenni per migliorare questa legge.
Materiali per aprire discussioni nelle classi
Partite da voi: nelle vostre classi, ci sono ragazzine e ragazzini che puntualmente devono accompagnare i genitori a rinnovare il permesso di soggiorno, nonostante questi siano in Italia da anni? C’è chi tra loro non potrà chiedere la cittadinanza ancora per molti anni, per questioni legate alla residenza? Come si sentono? E cosa significa invece per coloro che hanno la cittadinanza, averla? Si sono mai chiesti cosa significhi per le e i loro compagni non averla?
Potete esplorare insieme le domande frequenti del sito referendumcittadinanza.it. Inoltre potete proporre il quiz interattivo realizzato dalla Fondazione ISMU.
Video e letture
- Un buono spunto per parlare del bisogno di migliorare accesso alla cittadinanza in Italia è partire dalla storia delle emigrazioni degli italiani all’estero, che sono diventati cittadini di altri paesi grazie a leggi meno restrittive pur mantenendo un legame con le proprie e origini. Perché l’Italia si ostina a rifiutare ai suoi abitanti, che nascono, crescono qui e pagano le tasse, una procedura sostenibile per diventare cittadini? Questa inchiesta sugli italiani in Svizzera può essere un buon punto di partenza per la discussione.
- Un album di canti popolari dei pionieri italiani: voci che raccontano partenze, fatiche, speranze. Un modo per ricordare che ogni migrazione ha il suo canto e che la storia dell’Italia è anche storia di chi è partito, ed è diventato cittadino di altri paesi che hanno leggi più avanzate della nostra.
- La prodigiosa trasformazione della classe operaia in stranieri – Chi lavora, chi lotta, chi resta invisibile.
“Volevamo braccia, sono arrivate persone” così si diceva delle politiche di reclutamento della manodopera in larga misura italiana in Svizzera. Questa frase fa capire bene come un Paese che beneficia della manodopera straniera dovrebbe garantire anche uguali diritti, tra cui l’accesso alla cittadinanza.
Un buono spunto può essere: “La prodigiosa trasformazione della classe operaia in stranieri“, un film che racconta come è cambiata la classe operaia in Italia: tra fabbriche, migrazioni e identità negate.
Un’occasione per riflettere su chi oggi fa il lavoro più duro, su chi resta ai margini, su chi non viene visto.

- Il Razzistometro – il progetto vincitore del concorso antirazzista 2025
Qui vi proponiamo un game show creato da un gruppo di studentesse e studenti, per l’ultima edizione del nostro concorso antirazzista 2025, per riflettere in modo ironico, ma profondo, su pregiudizi e discriminazioni che vengono riprodotti ogni giorno. Un quiz a cui dovrebbero sottoporsi tutti e può essere un buon punto di partenza per riflettere su come pregiudizi e razzismo strutturale influiscano sulle leggi e sui diritti come quello alla cittadinanza.
In più, trovate altri progetti premiati da usare come spunti in questo articolo.
- E-Book “30 (anni) senza lode” del 2022, una disamina di come si prova da trent’anni a cambiare questa legge sulla cittadinanza – Non una legge invecchiata, ma una legge nata vecchia
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Se come docenti o classi voleste inviarci foto, testimonianze o materiali prodotti durante le attività, saremo felici di raccoglierli e pubblicarli sui nostri canali social o sul sito. Un’esempio: il tema della studentessa Marwa Karkouri sulla Cittadinanza.
Il voto del prossimo 8-9 giugno riguarda tutte e tutti. Molti studenti e studentesse non possono ancora votare, ma saranno cittadine e cittadini attivi domani, se potranno essere riconosciute e riconosciuti.
Photo di copertina: studenti dell’IC Bobbio Novaro tra i vincitori del Concorso Antirazzista 2025