Mi illusero: un cortometraggio per raccontare le migrazioni

Abbiamo ricevuto la segnalazione di questo lavoro realizzato in una scuola superiore di Giussano (MI) e volentieri lo pubblichiamo perché possa ispirare il lavoro antirazzista attraverso arte e cinema

Regista: Alessandro Maderna 

Un incontro di sguardi su un pullman: è da lì che nasce il bisogno di raccontare, come dice Viola Tubito, studentessa del liceo artistico A. Modigliani di Giussano.

Da quell’istante semplice è scaturita l’idea di un progetto che potesse dare spazio alle emozioni, alle difficoltà e ai sogni legati alle migrazioni.

Guidata dalla sua docente di discipline plastiche, Antonella Gerbi, Viola ha dato vita a ‘Mi illusero‘, un cortometraggio registrato a Villa Greppi, a Monticello (Lecco). Non si tratta di un semplice esercizio scolastico, ma un lavoro collettivo promosso da una sensibilità condivisa che potete guardare cliccando qui.

Il lavoro di Viola intercetta senza filtri i pensieri reali di ragazzi che avevano sognato una vita diversa e si sono ritrovati immersi in un’altra realtà. Attraverso un linguaggio visivo fatto di luci, volti e simboli, come i salvagenti, i barconi, riemerge l’immagine spesso associata all’immigrazione. Eppure, nonostante lo sguardo disilluso, il video riesce a trasmettere anche un’altra dimensione: il desiderio di conoscersi, di costruire insieme i propri sogni. Lo si coglie nel passaggio in cui i ragazzi escono tutti insieme dalla porta, allontanandosi dai salvagenti e dai barconi, come a indicare un futuro possibile oltre la narrazione del dolore.

Viva la creatività dei ragazzi!
Invitiamo a guardare anche gli altri lavori degli studenti realizzati per il Concorso antirazzista 2025.

Progetto multimediale

“Al centro del video ci sono compagni di scuola e amici che hanno vissuto, direttamente o attraverso le storie delle loro famiglie, l’esperienza del viaggio migratorio tra cui: Ayoub Iloughmane, Jasmine Elhag, Ndeye Ndoumban, Adama Bo e Stella Angelina Lanzani.
Il clima che si è creato durante le riprese è stato di ascolto e libertà: non c’erano ruoli rigidi, ma uno spazio in cui ciascuno poteva portare idee, ricordi ed emozioni. Gli “attori” non hanno recitato, ma si sono lasciati guidare dalla musica e dall’esperienza.
” – Viola Tubito.

La voce di un ragazzo

A dare ulteriore forza al cortometraggio è il testo letto da un giovane che ha visto il padre rischiare tutto per trovare un futuro migliore in Italia.

A diciassette iniziai a sgomitare

per salire su quella trappola mortale,

presi il gommone

chiusi gli occhi e mi lasciai cullare.

Così, in balia delle onde,

iniziai a sognare.


Con questo lavoro, Viola e i suoi compagni hanno voluto creare un’occasione di sensibilizzazione e memoria per portare a scuola la riflessione sulle vite, scelte difficili e desideri di futuro che si cela dietro la migrazione.