Racconti – Lucky Strike

Lucky Strike

Marco Z.

“Hai una sigaretta?” È così che è entrata nella mia vita. Ho alzato gli occhi e le ho allungato il pacchetto di Lucky Strike. “Mi fai accendere? “ Ha aspirato il fumo come se stesse riflettendo su qualcosa di importante, si è voltata ed è tornata da dove era venuta. Stavo ricominciando a parlare con Stefano quando ho sentito qualcuno picchiettarmi su una spalla. Era ancora lei, con lo sguardo innocente la sigaretta in mano. “Ne avresti un’altra? Per mia sorella…” Ricordo di averle squadrate entrambe: stessi anfibi, stessi fuseaux scuri, stesso viso; se la nuova arrivata non avesse avuto i capelli lisci, sarebbero state identiche.Ci è voluto quasi un pacchetto di Lucky Strike, ma sono riuscito a scoprire che quella con i capelli rossi si chiamava Bonnie, aveva diciassette anni e abitava a Milano. La cosa più importante però era un’altra: forse il sabato seguente sarebbe ripassata da quelle parti.Ricordo di essere arrivato in fiera a un orario assurdo. Saranno state le due e mezza; a quell’ora non c’era nessuno, solo i punkabbestia svaccati a terra davanti ai bidoni dell’immondizia. Ho fatto un giro tra le bancarelle, peregrinando tra stand che vendevano dischi, oggetti per la casa, chiloom e piccoli sigari di foglie arrotolate che quando li fumavi avevano un sapore a metà strada tra il tè e l’incenso. Ho incontrato Stefano, e ci siamo messi ad aspettare gli altri solito posto. Mi rigiravo l’accendino tra le mani mentre parlavo con il mio amico senza ascoltarlo. Controllavo il
marciapiede di fronte a noi, squadravo i passanti in cerca di un particolare; le persone sciamavano in ogni direzione, i ragazzi bevevano birra appoggiati alle auto in sosta, ma delle gemelline non c’era traccia. Avevo quasi perso le speranze quando le ho viste svoltare l’angolo del mercato comunale. Il passo sincronizzato, le mani infilate nelle tasche del giubbotto e un’espressione indecifrabile dipinta sul viso.Bonnie mi è venuta incontro e mi ha dato un bacio su una guancia “È un modo per dirmi che vuoi una sigaretta?””Se proprio insisti!””E se non volessi dartela?” Me ne sono infilata una tra le labbra, lei ha allungato una mano, me l’ha
sfilata e mi ha guardato con aria di sfida. Come ho fatto un passo verso di lei è corsa via. Sono riuscito ad afferrarla per un braccio. ”Ridammela subito.” “Neanche morta.“ Si è stretta il pugno al petto, si è voltata e mi ha dato una leggera gomitata. Abbiamo lottato un po’, poi l’ho stretta a me e le ho appoggiato un bacio tra i capelli.Il parco deserto della luce calda del crepuscolo, le foglie secche che crepitano sotto i nostri passi, e il modo in cui osservo quei piccoli anfibi accarezzare il terreno. “Come ti chiami?”
“Bonnie”
“Sì, e tua sorella si chiama Cassie. Il nome vero, quello di battesimo.”
“Bonnie”
“Ok, Bonnie. Come vuoi, Bonnie.” Ho preso ad arruffarle i capelli, mentre lei cercava senza successo di smanacciarmi via. Ha provato con un calcio, è scivolata e mi ci sono buttato sopra, le ho infilato le mani sotto il maglione e ho cominciato a fare il solletico. Mi urlava di smettere, che me l’avrebbe fatta pagare, e credo di non essere mai più stato felice come in quel momento.
Era quasi Natale, e lei era lì, appoggiata alla fermata dell’autobus con lo sguardo al cielo e l’immancabile sigaretta tra le dita della mano destra. Chissà a chi l’avrà scroccata, ho pensato, sentendo una scheggia di gelosia infilarsi sotto la mia pelle. Mi ha preso per mano e si è diretta verso un bar. ”Dobbiamo parlare.””Che succede?””Mia mamma!” Ha risposto, iniziando subito a piangere “Ce l’ha detto ieri.” L’ho stretta a me. “Bonnie,, calmati e spiegami cosa sta succedendo.””Succede che da gennaio io e Cassie andiamo a stare da nostro padre.”Da lì poi è tutto confuso; ricordo solo di averle detto che non era possibile, che suo padre abitava a Viterbo… Cosa ci andava a fare a Viterbo?”Io non ci voglio andare.” Ha risposto, ha nascosto il viso tra le braccia e ha continuato a piangere.Mi rigiro tra le mani il pacchetto di Lucky Strike. Chiudo gli occhi, lo bacio. Sono quasi dodici anni che ho smesso di fumare, ma se le mie
informazioni sono esatte lei uscirà da quel portone. Non potevo presentarmi a mani vuote.