La signora meraviglia, Saba Anglana

Libro tra i dodici finalisti del Premio Strega 2025

Saba Anglana (1970, Mogadiscio) – cantante, scrittrice e attrice. I suoi album musicali, distribuiti in più di 60 paesi, compongono il suo albero genealogico, con radici tra Italia e Africa orientale.

Saba canta in somalo, italiano e oltre — le sue parole sanno di esilio e casa: qui trovi i suoi album.

Muovendosi su due piani temporali, il presente in cui la nipote aiuta la zia Dighei ad ottenere la cittadinanza italiana dopo quarant’anni in questo paese, e il passato di sua nonna Abebech, nata in Etiopia, finita in Somalia e da qui in Italia, il romanzo La signora Meraviglia di Saba Anglana (Sellerio) è incentrato sul tema della fragilità dello straniero, sulla difficoltà di essere riconosciuti nel paese in cui si sono messe le radici. Il percorso verso il riconoscimento della cittadinanza è lungo e confuso, sono innumerevoli gli atti burocratici che vanno presentati e a un certo punto la giovane deve persino recarsi in Etiopia per ricostruire la fedina penale della zia. Un intreccio del presente e del passato, da cui emergono storie affascinanti.

È molto forte la storia della nonna, rapita a sedici anni da un ascaro somalo con cui fa due figli, abbandonata da lui, giunta a Mogadiscio come cameriera, divenuta madre di altri otto bambini e infine approdata al mestiere di ostetrica. Il passato coloniale italiano è uno dei tasselli del mosaico che Saba Anglana compone attingendo a storie vere: solo se comprendiamo quanto sia complesso il concetto di identità smetteremo di innalzare barriere che denunciano solo la nostra fragilità.

Una storia che parla al presente:

La vicenda narrata in ‘La signora Meraviglia‘ riflette una realtà ancora oggi viva e problematica. In Italia, decine di migliaia di persone nate o cresciute qui si trovano a dover superare ostacoli amministrativi spesso incomprensibili, e a lottare per ottenere un riconoscimento formale con tempi molto dilatati.

La storia di Dighei, con le sue trafile infinite e i suoi documenti introvabili, è una storia vera per tante e tanti: adolescenti che si sentono italiani in tutto, ma che restano “stranieri” sulla carta, adulti che lavorano, pagano le tasse, crescono figli qui, ma vengono visti come ospiti. Anglana ci ricorda che il problema non è solo burocratico, ma culturale: si tratta di riconoscere davvero le molteplici forme di italianità che oggi popolano le nostre scuole, quartieri e città.

L’esito del Referendum sulla cittadinanza 2025 ha reso evidente quanto l’Italia fatichi ancora a riconoscere le nuove forme di appartenenza. Si tratta di una chiusura mentale e culturale: molti continuano a ignorare le storie di chi vive da sempre qui ma resta “straniero” per la legge.

In questo contesto, “La signora Meraviglia” è una risorsa utile per le scuole, perché ci aiuta a cambiare lo sguardo prima ancora delle norme. C’è bisogno di sensibilizzare su questi tempi e farlo partendo da storie umane e racconti di identità complesse può essere un inizio per uno sviluppo del pensiero critico nelle giovani generazioni.

Proposto da Igiaba Scego al Premio Strega 2025 con la seguente motivazione:

«Nata a Mogadiscio da madre etiope cresciuta in Somalia e padre italiano, arrivato nell’Africa orientale negli anni ’50 per lavoro, Saba Anglana è un’artista poliedrica: attrice, cantautrice, narratrice di storie intrecciate tra mondi. Cresciuta a Roma e oggi residente in Piemonte, ha saputo trasformare la sua identità cosmopolita in un’arte che fonde linguaggi e culture.

Se Fairuz è l’usignolo del Libano, Saba è un usignolo senza confini, italiano, etiope e somalo. Un’artista che ha scelto di vivere oltre le frontiere, intrecciando appartenenze senza lasciarsi definire da esse.

In La signora Meraviglia (Sellerio), il suo straordinario debutto letterario, questa tensione verso una molteplicità identitaria – che è al tempo stesso ricchezza e spaesamento – emerge con chiarezza. Il romanzo segue due fili narrativi e temporali come in un gioco di specchi, per accompagnarci a vedere l’universalità del tema dell’identità: da un lato, la storia di Nonna Abebech, rapita da un ascaro somalo, soldato al servizio degli italiani durante l’invasione coloniale dell’Etiopia, e poi abbandonata in Somalia, incinta, costretta a reinventarsi una vita: una storia, quella di Abebech, che ci fa vedere una complessità spesso taciuta da chi ha preferito tracciare linee semplici, buoni da una parte, cattivi dall’altra.

Questa vicenda del passato ha un controcanto nella storia di strettissima attualità della cittadinanza: il percorso della zia Dighei, che dopo quarant’anni in Italia lotta per ottenere quel documento tanto agognato che – come suggerisce Saba – non basta tuttavia a riassumere un’esistenza, né la sua né quella di nessuno. La narrazione di Anglana richiama Gogol, Bulgakov ma soprattutto l’assurdo kafkiano, con il labirinto burocratico che ricorda Il processo: come Josef K, anche Saba e sua zia si ritrovano a navigare un sistema imperscrutabile (con molte informazioni sullo stato attuale dell’iter per l’ottenimento della cittadinanza in Italia), dove regole e tempistiche restano opache, come se ottenere tale certificato fosse un’impresa mistica, la ricerca di un Sacro Graal.

Ma l’autrice va oltre e invita il lettore ad affrontare con franchezza la questione identitaria, con uno stile insieme evocativo e ironico. Cosa significa davvero appartenere a un luogo: un pezzo di carta può contenere la complessità di un’identità nel mondo globalizzato? Quante vite stanno dentro una vita? Quanti demoni abitano una mente? Quante meraviglie si nascondono in ciascuno di noi?

Attraverso un racconto che oscilla tra realtà e mondo spirituale, Saba Anglana ci invita a ripensare le etichette, a rifiutare identità rigide, a non incasellare l’esistenza. Con una scrittura cesellata e intensa, ci offre una vera e propria pedagogia della complessità – un insegnamento prezioso in tempi di polarizzazioni e semplificazioni forzate.

Video presentazione del libro: