Ebrei in fuga negli anni ’30 e rifugiati oggi – parallelo utile?
Nel 1938 i profughi in fuga sono più di 200.000, il presidente Roosevelt convoca la conferenza internazionale di Evian per escogitare un piano e ripartirli in quote. La conferenza si conclude con un nulla di fatto. Nella primavera del 1939 centinaia di ebrei cercano di fuggire dall’Italia fascista e si incontrano a Ventimiglia, sul confine, ma la polizia di frontiera francese gli sbarra il passo. Diverse navi di profughi, come la St. Louis, salpano per le coste degli Stati Uniti ma vengono respinte, e sono costrette a fare ritorno nei paesi ormai occupati dai nazisti.
Cos’hanno di diverso le navi cariche di migranti di oggi dalle centinaia di migliaia di ebrei che sul finire degli anni ’30 scappavano dalla Germania nazista? Che senso ha paragonare la tragedia dei rifugiati di oggi con la fuga degli ebrei, che si videro chiudere le porte in faccia dagli stessi governi che ne criticavano la persecuzione?
Il legame tra memoria e impegno contro l’indifferenza è un tema molto presente nelle parole di chi è sopravvissuto all’Olocausto. Il parallelo storico è una questione delicata e complessa, che non intende assolutamente negare le profonde differenze tra queste due tragedie, quanto aiutare a capire cosa possiamo imparare per l’oggi.
Condividiamo di seguito risorse e spunti utili per interrogarsi su questa connessione.
La puntata “La storia si ripete“ dell’inchiesta documentaristica Fischia il Vento-Migrazioni condotta da Gad Lerner per laEffe. Il primo reportage comincia dai crimini del Terzo Reich, con un’ intervista a Liliana Segre che racconta il suo terribile viaggio dalla Stazione Centrale ad Auschwitz. A Monaco di Baviera Lerner Thomas Schlemmer, professore di Storia Contemporanea presso l’Institut für Zeitgeschichte, ripercorre il fallimento della Conferenza di Evian. Hans Linderberg, direttore della Caritas bavarese, parla della città di Monaco, 95 anni fa la città della fondazione del Partito Nazista, oggi città-simbolo dell’accoglienza europea, con oltre 50.000 siriani arrivati alla Stazione. L’inviato di Repubblica Concetto Vecchio si sofferma sull’incredibile caso del Bayern Monaco e dei suoi tifosi: striscioni antirazzisti e cori di pace; oltre alla donazione da parte della squadra di un milione di Euro per il sostegno ai profughi. Il viaggio termina a Gorizia con Giorgio Pressburger che visita alcuni appartamenti di immigrati, brutalmente simili a quelli in cui lo stesso Pressburger ha soggiornato dopo la sua fuga da Budapest durante la rivoluzione ungherese del ’56.
L’articolo del New York Times “Text to Text: Comparing Jewish Refugees of the 1930s With Syrian Refugees Today” mette a confronto un articolo del Times e un estratto di un documentario, analizzando aspetti diversi dell’analogia tra esodo ebraico e profughi siriani. L’articolo “Comparing Jewish Refugees of the 1930s With Syrians Today“, riflette sugli echi storici sorti dalla crisi dei rifugiati europea, e si interroga su quanto sia pertinente il paragone tra i siriani di oggi e gli ebrei della Seconda Guerra Mondiale. L’estratto di 10 minuti del documentario di Ken Burns e Artemis Joukowsky, “Defying the Nazis: The Sharps’ War,” racconta la storia poco nota di Martha e Waitstill Sharp, una coppia di americani che abbandonò la sicurezza della loro casa nel Massachusetts, per aiutare i rifugiati ebrei in Europa nel 1939. Può il racconto della crisi dei rifugiati del 1930 aiutarci ad affrontare quella dei siriani di oggi? Insieme, le due storie cercano di dare una risposta a questa domanda e ci fanno riflettere su come individui e governi si sono assunti le proprie responsabilità rispetto ai profughi, nel passato e nel presente.
“Lezione morale. Il peccato dell’indifferenza: l’Europa, la Shoah, la strage nel Mediterraneo” raccoglie gli interventi di Pietro Grasso, Laura Boldrini, Sandro Portelli, Liliana Segre, Gad Lerner, Piero Terracina e Seble Woldeghiorghis, tenuti nel corso di due incontri, tra maggio e giugno del 2015, promossi dalla Commissione per la tutela dei diritti umani del Senato, sull’uso della memoria storica di fronte alla tragedia dei profughi. Il primo ha avuto luogo a Roma in Senato, nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani; il secondo, promosso insieme alla Fondazione Memoriale della Shoah, si è svolto a Milano al Binario 21 della Stazione Centrale, nel luogo in cui tra il ’43 e il ’45 venivano messi sui treni gli ebrei deportati verso i campi di concentramento nazisti. L’introduzione è di Luigi Manconi, Presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato: ” (…) solo in questo senso, abbiamo inteso accostare l’Olocausto alle morti di migranti e profughi, perché entrambe queste stragi hanno in comune una violazione, radicale e massiva, della dignità; di quello che Hannah Arendt definiva ‘diritto ad avere diritti’ (…) si è accettata la riduzione dell’uomo a cosa: oggetto di torture, vessazioni, indifferenza anche nel momento della morte. E in entrambi i casi si sceglie – con minore o maggiore consapevolezza – di restare inerti dinanzi a una simile reificazione, a una così radicale negazione dell’umanità di persone con la sola colpa di non appartenere alla ‘razza ariana’ o di essere nati dalla parte sbagliata del mondo”.