Venerdì 12 aprile si è tenuto a Milano l’incontro Come ci educhiamo contro le discriminazioni?, organizzato e moderato da Andi Ngaso dell’associazione Festival Goes DiverCity e Mari Pagani di Aned Milano, con ospiti Alesa Herero – Direttrice dipartimento di genere, femminismo e questioni LGBTQI presso INMUNE – Istituto della Donna Nera in Portogallo, Fouzia Kinyanjui – Fouzia Kinyanjui – nel 2018 Coordinatrice della rete contro il razzismo in Alto Adige Stop Racism Bz e fondatrice del gruppo Empowerment UMOJA, Pina Piccolo redattrice e attivista de La macchina sognante – contenitore di scritture dal Mondo.
Focus dell’incontro: l’urgenza che l’antirazzismo adotti una prospettiva intersezionale. Condividiamo una registrazione un po’ precaria degli interventi (tutti tranne il primo) e del dibattito, e le 5 lezioni più importanti, sintetizzate dall’attivista Ivo Passler, che era presente all’incontro.
5 PUNTI FONDAMENTALI DA CUI L’ANTIRAZZISMO DEVE (RI)PARTIRE
- Le lotte antirazziste – ovunque, e specialmente in Italia – dovrebbero aumentare l’introspezione per non riprodurre quello che esprimono di voler combattere.
- Come persona bianca non posso veramente allearmi in lotte antirazziste senza riconoscere il mio essere bianc*, i miei privilegi bianchi, per poi tradurli in responsabilità e investimenti concreti in cambiamento (che deve partire sempre da me stessa/o). Se non comprendo che il razzismo è collegato alla costruzione del concetto di “bianco”, costruzione che mi avvantaggia, non sarò in grado di dare neanche un minimo contributo serio per poterne uscire.
- In Italia serve investire in traduzioni di libri chiave che ci diano un lessico per poter comprendere meglio cosa sia e come funzioni il razzismo: non possiamo cambiare né de-costruire quello che non abbiamo compreso a fondo e studiato.
- “Intersezionalità” è un concetto cresciuto dalle lotte del femminismo Nero e non può essere percepito né usato bypassando il riconoscimento dei suoi fondamenti nel femminismo Nero; tentare di utilizzare il termine intersezionalità senza vero e sincero rispetto per il femminismo Nero, cioè per le lotte di donne* Nere che ne sono le principali protagoniste, diventa abuso, occupazione e colonizzazione.
- De-costruire il razzismo è responsabilità di persone bianche come me. Non è giusto chiedere a persone Nere di attivarsi come “antirazzist*“, oppure aspettarsi che ci spieghino i loro vissuti (senza scompenso!). Intromettersi in discorsi che riguardano le comunità Nere non è nient’altro che riproduzione dell’attitudine bianca da colonizzatore, occupazione (di energie, risorse…), paternalismo (agito da uomini o da donne). Il tema dell’empowerment è un capitolo che non mi riguarda, non spetta a me intromettermi, che invece dovrei imparare cosa vuol dire critical whiteness e infine tradurre questa consapevolezza in responsabilità e azione.
Grazie a Andi Nganso per aver organizzato questa serata insieme all’ANED di Milano (con Mari Pagani e Lucia Tubaro) !!!
Grazie alle attiviste femministe Nere Alesa Herero e Fouzia Kinyanjui, e a Pina Piccolo che con il suo attivismo (specialmente anche, ma non solo, con la rivista online La macchina sognante) si allea, per mettere più riflettori sui temi tabù nel contesto del sistema egemoniale.
Temi tabù, che bell hooks traduce come capitalismo imperialista di supremazia bianca patriarcale.
Temi tabù, non solo per le politiche delle “destre” (su quello non dovremmo forse neanche spendere/perdere tanto tempo…), ma anche dai “movimenti” che si auto-dichiarano anti-razzisti, senza però mai aver approfondito discorsi su cosa sia quel potere al quale vorremmo opporci come “anti”…
In Italiano la lingua fa ancora sciopero quando dovremmo trovare parole per parlare di critical whiteness, di privilegi bianchi, di tokenism, di white supremacy… Parliamone !”
– Ivo
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Fotografie dell’incontro by Michael Yohanes