PODCAST PRODOTTO DA NIGRIZIA IN RETE CON RAZZISMO BRUTTA STORIA

Scritto da Arianna Baldi e Youssef Moukrim

Che valore ha la parola ‘integrazione’ in Italia? 

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Per chi ha vissuto un’esperienza migratoria, l’‘integrazione’ è un intricato labirinto fatto di burocrazia, discriminazione e ostacoli quotidiani. In questo contesto complesso e spesso misconosciuto, nasce Oltre l’approdo. Storie di (dis)integrazione, un podcast che si propone di esplorare le vite e le esperienze delle ‘persone migranti’ in Italia.

Concepito in 5 puntate, ciascuna della durata di 30/45 minuti, questo podcast propone un’indagine su quali sono le sfide principali dopo l’approdo oltre i confini italiani. Con la volontà di decostruire anche qualche luogo comune: a cosa ci si riferisce, esattamente, quando si parla di ‘clandestini’? Quali sono le difficoltà principali nell’ottenere i documenti o nell’inserirsi nel tessuto sociale? Ha senso parlare di ‘razzismo istituzionale’? 

Andando al di là dalle statistiche fredde, Oltre l’approdo si focalizza sulle storie individuali e sull’impatto emotivo del vissuto raccontato. 

La prima puntata, intitolata ‘Labirinti burocratici’, offre uno sguardo sulle difficoltà legate alla burocrazia, attraverso la testimonianza di Shafiq, un giovane pakistano intrappolato nell’impasse dei lunghi tempi di attesa per il permesso di soggiorno. Per comprendere la sua esperienza e quali sono i fattori che la rendono possibile, viene tracciato un quadro normativo del mondo delle richieste d’asilo in Italia. Arricchiscono l’episodio gli interventi del professore e sociologo Stefano Allievi, autore di Governare le migrazioni. Si deve, si può, e il mediatore culturale Ahmed Salama Bechri, con ha a lungo lavorato nelle questure italiane. 

Nella seconda puntata, ‘La crisi abitativa’, il focus si sposta sul difficile accesso all’alloggio, sottolineando le sfide legate al razzismo diffuso nel settore immobiliare italiano. Una condizione che contribuisce sempre di più allo sviluppo dei cosiddetti ‘ghetti’ nelle città italiane. A Padova è il caso dell’Arcella, quartiere a nord della città noto per il carattere multietnico e di recente studiato come esempio di riqualificazione urbana.  Habib, giovane rifugiato afghano, racconta la sua esperienza di disagio abitativo. Da periodi passati a vivere per strada fino ad appartamenti sovraffollati in situazioni al limite della legalità. 

La crisi abitativa è un nodo centrale nella vita delle ‘persone migranti’, perché dall’alloggio dipende la possibilità di avere la residenza. Un istituto da cui derivano molti diritti fondamentali, come viene analizzato.

La seconda parte della puntata è dedicata al Ghibellin Fuggiasco, una ex falegnameria occupata, a Verona, dove vivono circa 50 persone, e coordinata dall’assemblea del laboratorio autogestito del Paratodos. Dalle testimonianze di attivisti e attiviste, emerge la complessità della questione abitativa e la necessità di una riflessione profonda sul concetto di integrazione urbana.

Lo sfruttamento lavorativo è al centro della terza puntata, in cui si evidenzia la vulnerabilità delle ‘persone migranti’ sul fronte occupazionale. La testimonianza di Abdul, cittadino marocchino entrato regolarmente in Italia attraverso il Decreto Flussi e poi sfruttato, getta luce sulle trappole della semischiavitù e del caporalato. A mettere in risalto le violazioni dei diritti lavorativi e le pratiche abusive diffuse, le interviste al sindacalista Samba Sarr e a Yvan Sagnet, fondatore dell’associazione NoCap e figura di primo piano in Italia nella lotta al caporalato.  

Nella quarta puntata, “La salute mentale”, si esplorano le complesse dinamiche psicologiche legate all’esperienza migratoria. Attraverso gli approfondimenti dell’etnopsicologo John Kossi e della psicoterapeuta Dimitra Tsekou, appare chiaro come a pesare sulla salute mentale delle persone non sono soltanto i traumi pregressi, accumulati nel paese d’origine o lungo le rotte,  ma anche le fatiche legate al vissuto sul territorio italiano. Si evidenzia l’importanza di approcci terapeutici sensibili alle diversità culturali e alle esperienze migratorie, rompendo gli schemi occidentali dominanti nella cura della salute mentale.

Infine, nell’ultima puntata, “Cittadinanza e razzismo”, si affronta il tema cruciale dell’inclusione non più solo sociale, ma giuridica. Attraverso la testimonianza di Jamal e l’analisi degli esperti come il professore Michele Colucci e l’avvocato Salvatore Fachile, si mettono in luce le disuguaglianze e le discriminazioni insite nei processi di acquisizione della cittadinanza italiana, sollevando interrogativi fondamentali sull’identità e il privilegio in una società ancora permeata da profonde disparità.

ASCOLTA LE PRIME PUNTATE



Articolo pubblicato in Articoli, il 15 marzo 2024