Proviamo a spiegare qui perché l’uccisione di Willy Monteiro Duarte c’entra col razzismo, e perché è fondamentale che questo venga riconosciuto.

Willy-Monteiro-landscape-950x684Avrete sentito dire – da destra e sinistra, sui giornali o in classe – che prima di parlare di razzismo c’è bisogno che la Magistratura indaghi, e “serve cautela”.

Secondo la narrazione dominante infatti non si può parlare di razzismo se non c’è una chiara motivazione ideologica, o precedenti, o ambienti esplicitamente razzisti frequentati dagli aggressori che potrebbero averli influenzati.

Magari avete sentito questa argomentazione e avete trovato che tutto sommato avesse una logica, ma dentro di voi qualcosa diceva che “no, nella storia di quattro ragazzi bianchi che pestano a morte un ragazzo nero il razzismo qualcosa deve c’entrare”. Beh, avevate ragione!

La ragione dell’equivoco è che il “movente razziale” – che produce la relativa “aggravante” giuridica – è ricondotto unicamente all’individuo che compie l’azione, ma il razzismo agisce a livello di sistema ed è un fatto strutturale.

Facciamo un esempio per aiutarci. C’è chi dice: perché bisogna chiamare “femminicidio” l’omicidio di una donna da parte di un compagno, ex compagno e conoscente, quando c’è già la parola omicidio? La risposta è che visto che ogni tre giorni una donna muore per mano di un compagno, ex compagno o conoscente, e non succede il contrario, qualcosa in quelle morti c’entra proprio con il rapporto di potere tra uomini e donne. Quelle donne, in altre parole, vengono uccise in quanto donne. Questo è stato riconosciuto e ha avuto delle implicazioni importanti anche a livello giuridico. Non serve accertare che la persona che ha ucciso sia portatore di un’esplicita ideologia misogina (contro le donne) per dire che è stato commesso un femminicidio. 

Per il razzismo funziona nello stesso modo. Quando è stato ucciso George Floyd e in Italia sono esplose le manifestazioni di solidarietà e contro il razzismo, abbiamo pubblicato una lunga lista delle persone nere uccise in Italia da bianchi, a partire dagli anni ’70: L’Italia e i suoi George Floyd. Il fatto che non ci siano state morti di persone bianche per mano di persone nere in numeri vagamente equiparabili a questi, testimonia che queste morti c’entrano con il fatto che le persone ucciso avessero la pelle non bianca, unito ad altri fattori (come la condizione economica in cui vivevano e l’origine).

este_14180144_58030 (1)Ricorre proprio in questi giorni la data dell’uccisione di un ragazzo, nel 2008, che aveva due anni in meno di Willy Monteiro: Abdul Guibre noto come Abba. L’uccisione di Abba, cittadino italiano con origini del Burkina Faso – preso a sprangate da due negozianti che lo accusavano di aver rubato dei biscotti – ha segnato anche la nascita della campagna, poi associazione, Il Razzismo è una brutta storia.

Coloro che hanno ucciso Abba sono stati condannati a 15 anni di carcere, ma senza “aggravante per motivi razziali”, bensì quella per “futili motivi”, avvalorando l’idea che fosse veramente il furto dei biscotti ad aver motivato la violenza mortale.

Questo rischia di succedere anche per Willy, e sappiamo che la famiglia stessa e l’avvocato difensore sono riluttanti. Questa cosa si chiama anche colour-blindness – essere ciechi al colore – che spesso viene spiegata come un modo per essere tutti uguali, ma è proprio vedendo il colore, e il fatto che una persona abbia la pelle di un colore e non di un altro, che possiamo arrivare a fondo di quello che succede. Ci seguite ancora?

Il succo è che l’uccisione di Willy, come quella di Soumaila Sacko, Idy Diene, Assane Diallo e tutti gli altri e le altre, c’entra con il razzismo perché la ‘razza’, come succede con il genere o la classe sociale, è inserita in un sistema che produce il fatto che alcune persone muoiano molto prima di quando dovrebbero. Molto molto prima.

Per approfondire il significato di razzismo strutturale, vi consigliamo un giro tra i nostri video Le Parole che ci mancano, per un antirazzismo più consapevole. 

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Articolo pubblicato in Articoli, il 16 settembre 2020