di Franca Pellizzari, insegnate della scuola media Don Milani di Lesmo.
Parlare nello stesso tempo di una vicenda tragica, conclusa con la morte della protagonista, e di quanto sia esaltante seguire i propri sogni pare impossibile, così come è quasi impossibile tenere desta l’attenzione di un gruppo di vivaci preadolescenti usando la sola arma della parola.
Eppure è proprio quello che è successo con Giuseppe Catozzella durante l’incontro che ha avuto con gli allievi della scuola media di Lesmo.
I ragazzi sono stati incantati dalla storia di Samia, un’adolescente non troppo più grande di loro, e dalle capacità narrative dell’autore, che si è messo a disposizione dei giovani ascoltatori. Molti hanno voluto capire quanto sia stato difficile una narrazione in prima persona, indossando i panni di qualcuno diverso per età, sesso e cultura; Catozzella ha risposto a questa e ad altre domande “scomode” in modo semplice, ma mai banale, rendendo l’incontro un momento indimenticabile per i giovani ascoltatori.
Tra i tanti, due motivi sono parsi di particolare rilievo anche a me adulta, che sente la responsabilità di educare le giovani leve. Il primo riguarda il lavoro del narratore: lo scrittore ha spiegato che, accanto al talento naturale di chi sa raccontare delle storie, occorrono tanto lavoro, fatica nel trovare la documentazione e anche tanta umiltà, quando ci si accorge di dover ricominciare una narrazione che non soddisfa. Un insegnamento che vale per sempre, qualunque sia l’attività in cui ci si voglia cimentare.
Ancora più interessante l’altro aspetto: la vicenda reale termina in modo tragico, ma nella finzione narrativa l’autore ha voluto regalare un futuro a Samia, perché, sono parole sue, ognuno deve poter seguire i propri sogni. E questo mi pare l’augurio più bello per i nostri ragazzi, che troppo spesso limitano i loro orizzonti e non sono capaci di rivolgere il loro sguardo verso l’alto.